La storia dimostra che, nel corso degli anni, ci sono stati molti fallimenti nel mercato delle criptovalute. Un ottimo esempio, in questo senso, è il fatto che otto delle dieci criptovalute più importanti nel mese di maggio del 2013, oggi sono state praticamente dimenticate. Monete come freicoin (FRC), terracoin (TRC), devcoin (DVC) o mincoin (MNC) sono ormai solo uno sbiadito ricordo.

Come accade con qualsiasi nuova tecnologia, l’innovazione porta con sé inevitabili difficoltà di crescita. Ed ecco perché, in questi anni, abbiamo assistito tanto a esplosioni di creatività e di valore, quanto a spettacolari fallimenti. Quello che rende i crolli crypto così interessanti è capire se derivino da cattiva programmazione, da scarse capacità di gestione e di sicurezza o semplicemente da un tempismo sbagliato.

Ma un token che ha subito un crollo clamoroso, diventando in qualche modo “maledetto”, è necessariamente perduto per sempre? Oppure ha la possibilità di avere una seconda chance? È quello che ci siamo chiesti, mettendo in evidenza 5 tra i più grandi crolli di criptovalute della storia, che potrebbero però mettere in scena un clamoroso ritorno.

Mantra (OM)

Il crollo del token OM è molto recente e tuttora oggetto di indagine, mentre gli sviluppatori del progetto sostengono che la colpa della perdita improvvisa del 90% di valore in sole 24 ore sia da attribuire alla manipolazione del mercato.

Mantra è un progetto blockchain focalizzato sugli asset del mondo reale (Real World Assets o RWA), ovvero beni tangibili come immobili, automobili, opere d’arte o altri oggetti di valore, che possono essere tokenizzati, cioè rappresentati digitalmente sulla blockchain. Il vantaggio principale di questo approccio è la semplificazione e la velocizzazione del trasferimento di proprietà. Inoltre, questi asset possono essere frazionati, cioè divisi in tanti token più piccoli, permettendo così a più persone di investire anche con piccoli capitali.

Il 13 aprile 2025, il token OM, collegato a Mantra, ha subito un crollo improvviso e drammatico: nel giro di poche ore, il prezzo è passato da 6,30 dollari a meno di 0,50 dollari. Questo calo verticale ha scatenato sospetti di comportamenti illeciti, in particolare insider trading o rug pull. Molti investitori sono stati colti completamente di sorpresa, alimentando la polemica su possibili manipolazioni interne al progetto.

Al momento OM è scambiato a $0,498297 e sta continuando a perdere valore, visto che ha fatto registrare -10,24% rispetto a una settimana fa. Chi ama il rischio può puntare sul token e sperare che le azioni intraprese dal fondatore JP Mullen sortiscano effetti positivi.

Terra (LUNA)

All’inizio del 2022, Terra era la nona criptovaluta più grande per capitalizzazione di mercato, con un market cap di 31,86 miliardi di dollari. Quel giorno, il token LUNA veniva scambiato a 88,08 dollari e la stablecoin del network, UST, era ancora ancorata al dollaro statunitense. Oggi, LUNA è scivolato al 55° posto della classifica e viene scambiato a meno di un centesimo, a $0,000063. Tempi cupi anche per UST, che non è più ancorata al dollaro e viene scambiata a $0,028.

Ma cos’è successo? Il disastro è iniziato quando UST ha cominciato a perdere il suo ancoraggio al dollaro, probabilmente a causa di un aumento massiccio delle vendite. Man mano che il prezzo di UST scendeva, il sistema di ancoraggio richiedeva la creazione di più LUNA per cercare di ripristinare il valore di UST. Questo processo, però, ha avuto un effetto contrario: aumentando l’offerta di LUNA, il suo valore è crollato drasticamente. Il token è entrato in una death spiral (spirale mortale), in cui la creazione di più LUNA per salvare UST ha portato a una svalutazione rapida e incontrollabile di LUNA stesso, che ha visto il suo valore ridursi di oltre il 99%. Questo ha portato a un totale collasso della capitalizzazione di mercato di Terra, da 31,86 miliardi di dollari a meno di 1 miliardo.

Dopo il crollo di UST, l’ecosistema Terra ha cercato di rimediare, ma la perdita di fiducia è stata troppo grande. Terraform Labs, la società dietro Terra, ha lanciato una nuova versione del token LUNA (LUNA 2.0), separandola dalla vecchia versione che è diventata LUNA Classic (LUNC). Tuttavia, il danno alla reputazione di Terra e alla fiducia nel progetto è stato enorme.

Celsius (CEL)

All’inizio di gennaio 2022, il token CEL – legato alla piattaforma di prestiti in criptovaluta Celsius – veniva scambiato a 4,26 dollari e occupava la 93ª posizione tra le criptovalute per capitalizzazione di mercato. CEL è un token ERC-20 usato all’interno dell’ecosistema Celsius, che lo promuoveva come “la spina dorsale del Celsius Network”. Tuttavia, il 13 giugno 2022, la società ha improvvisamente sospeso tutte le operazioni, inclusi i prelievi, a causa di gravi problemi di liquidità e, un mese dopo, ha ufficialmente richiesto la protezione fallimentare.

Da quel momento, il prezzo di CEL è diventato estremamente instabile e attualmente viene scambiato a circa 0,118 dollari. Inoltre, la distribuzione del token è altamente concentrata: oltre il 38% dell’offerta totale è ancora detenuta nei wallet della società ora fallita, mentre solo 100 indirizzi controllano circa il 98,90% della fornitura complessiva. Nel processo di riorganizzazione, la società Novawulf Digital Management è stata indicata come sponsor principale del piano di rilancio.

Voyager (VGX)

Voyager è un’altra criptovaluta che ha perso un valore considerevole da quando Voyager Digital ha sospeso le operazioni e ha richiesto la protezione dal fallimento. A gennaio 2022, un singolo VGX veniva scambiato a 2,56 dollari, ma oggi è sceso a 0,052 dollari. Come Celsius, nonostante il fallimento, VGX è riuscito a mantenere parte del suo valore, poiché alcuni investitori sperano che il piano di ristrutturazione della società possa rafforzare il token.

Anche Voyager è molto concentrato: ci sono 6.267 indirizzi unici che detengono VGX, ma 100 di questi detengono il 98,6% delle monete in circolazione. In genere, inoltre, si registrano meno di 150 transazioni VGX al giorno.

FTX Token (FTT)

Un altro token legato a un’entità fallita, è FTT, che ha subito un crollo significativo di valore quando FTX – uno dei principali exchange di criptovalute al mondo, fondato da Sam Bankman-Fried (SBF) e che aveva acquisito una forte reputazione grazie a una piattaforma tecnologica avanzata e a numerose sponsorizzazioni di alto profilo – ha dichiarato bancarotta, l’11 novembre 2022. All’inizio dello stesso anno FTT aveva un valore di 38,70 dollari ed era classificata come la 34ª criptovaluta più grande. Oggi, FTT è valutato 0,9285 dollari.

Come nel caso dei token CEL e VGX, esiste una certa speranza che anche FTT possa recuperare valore, qualora FTX riuscisse a ristrutturare parte delle sue attività. In effetti, quando il nuovo CEO, John J. Ray III, ha accennato alla possibilità di rilanciare alcune sezioni della piattaforma, il token ha registrato un improvviso rialzo di prezzo.

Tuttavia, FTT non è più ampiamente negoziabile come in passato: molti exchange hanno bloccato i depositi dopo che milioni di token sono stati trasferiti in modo sospetto dall’indirizzo principale del contratto deployer. Inoltre, la distribuzione del token rimane estremamente centralizzata: i primi 100 wallet detengono circa il 99,20% dell’intera offerta circolante.

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Lucio Prosperi

Giornalista iscritto all'albo dal 2001, con una vasta esperienza nei settori delle criptovalute, dei videogiochi, dell'hi-tech e dei viaggi. Da anni mi occupo di raccontare l'evoluzione tecnologica e le tendenze emergenti, con uno sguardo sempre attento alle novità del mondo... Leggi di più

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