In un’intervista concessa al sito web Coinage, Il co-fondatore di Mantra, John Patrick Mullin, ha voluto ribadire di essere del tutto estraneo al crollo del token, aggiungendo che il tracollo è stato causato da liquidazioni forzate avvenute in un ambiente a bassa liquidità durante il fine settimana. Una versione già nota e che abbiamo già raccolto nei diversi articoli dedicati all’argomento.
Tuttavia, la crisi sembra avere radici più profonde: ed essere legata a decisioni prese negli anni passati in materia di tokenomics, trasparenza e gestione della liquidità, che potrebbero aver giocato un ruolo cruciale nel crollo.
Le scelte controverse di Mantra
Uno dei punti più critici della vicenda è legato alla gestione del token OM. Mantra aveva emesso originariamente il token OM sulla blockchain di Ethereum, come ERC-20, per poi introdurre una nuova versione sulla propria blockchain.
Nel febbraio 2024, tramite voto DAO, è stato approvato un meccanismo di fusione e di burn uno-a-uno, che permetteva agli utenti di trasferire i vecchi token su diverse chain, tra cui Polygon, Base e la Mainnet di Mantra.
Una decisione che, a dire di Mullin, era necessaria per garantire la continuità e la sicurezza della rete.
Ma il problema, secondo molti analisti, risiede nella dilatazione dell’offerta circolante, passata inosservata a molti ma non a tutti. L’analista di Hedgeye, Ishmael Asad, aveva infatti lanciato l’allarme solo pochi giorni fa. Era il 10 aprile quando si rivolgeva al CEO di Mantra, JPMullin, domandandosi quando sarebbe iniziato il crash. Mullin chiede: perché, e lui risponde: supply raddoppiata e solo il 50% è circolante.
La reazione degli exchange: mancanza di trasparenza?
Anche Binance ha dichiarato di aver segnalato ai propri utenti, già da gennaio 2025, modifiche sostanziali nella tokenomics di OM. Inoltre, un pop-up di avviso era stato inserito nella pagina di trading spot per informare i trader dell’aumento della supply del token.
Binance is aware that $OM, the native token of MANTRA, has experienced significant price volatilities. Our initial findings indicate that the developments over the past day are a result of cross-exchange liquidations.
Since October of last year, Binance has implemented various…
— Binance Customer Support (@BinanceHelpDesk) April 14, 2025
Mullin, da parte sua, ha negato qualsiasi coinvolgimento in manipolazioni di prezzo o pratiche scorrette da parte del team o dei partner di market making. Tuttavia, ha ammesso che i market maker “non erano in grado di gestire una tale ondata di vendite forzate”.
Il co-fondatore ha inoltre dichiarato che la società sta lavorando a un programma di buyback e burn per sostenere il valore del token, sottolineando che “il business è ancora solvibile” e che l’interesse istituzionale verso Mantra “rimane elevato”.
Un problema sistemico da risolvere
Il caso Mantra si aggiunge a una lunga lista di crolli crypto, come quello ben più noto di Terra nel 2022, e riaccende il dibattito su alcune dinamiche ricorrenti del settore: capitalizzazioni diluite valutate senza un’adeguata trasparenza e accordi privati con market maker.
Proprio per questo motivo la SEC ha recentemente pubblicato una nuova guida alle divulgazioni per i progetti crypto, ponendo l’accento sull’importanza di fornire dati dettagliati sulle variazioni dell’offerta e le relazioni con i market maker. Queste linee guida potrebbero diventare presto uno standard normativo per il settore.
Dal canto suo Mullin ha promesso maggiore chiarezza: “Ci impegniamo a fornire quante più informazioni possibile. Questo è il mio impegno verso la community.”
Eppure, per molti investitori, le rassicurazioni arrivano troppo tardi. Il token OM ha perso oltre 5 miliardi di valore in un solo weekend e, anche se il team assicura che non ci siano state vendite da parte degli insider, il danno è stato fatto.
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