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Muammar Gheddafi, ex leader della Libia, voleva creare un dinaro sostenuto dall’oro per tutta l’Africa. Questo elemento di indipendenza monetaria si inserisce in una più ampia visione politica che Gheddafi riporta nel suo “Libro Verde”, un vero e proprio manifesto politico che si inserisce nel filone del socialismo arabo. Scriveva così il generale libico:
Un altro elemento interessante della politica di Gheddafi voleva smettere di commerciare petrolio in dollari americani perché pensava che il nostro sistema finanziario globale fosse un gigantesco schema Ponzi?
Bene, gli Stati Uniti è banale dire che non potevano accettare questa visione che sarebbe andata a ledere la loro egemonia monetaria. Come ben sappiamo il mercato ragiona in dollari, in quanto il dollaro statunitense è la valuta di riserva globale e il mezzo di scambio dominante nel commercio internazionale e questo processo ha inizio a partire dagli accordi di Bretton-Woods. Durante questi accordi, avvenuti nel 1944, si è deciso che il dollaro sarebbe stato valuta centrale nel commercio mondiale, ancorandolo al dollaro. Anche dopo la fine degli accordi, avvenuti nel 1971 per volere del presidente Nixon, il dollaro ha continuato a mantenere la sua egemonia.
Possiamo dire che quello che la propaganda americana e occidentale ha spacciato come un cambio di regime per virare verso la democratizzazione della Libia ha causato non pochi problemi. Ecco la Libia dopo la “democrazia” americana.
A pochi giorni dall’attacco degli Stati Uniti contro l’Iran, figure di spicco come Nassim Taleb – autore de Il cigno nero – lanciano un allarme: il dollaro ha perso il suo primato.
In un’intervista rilasciata a Bloomberg, Taleb ha dichiarato che l’oro è ormai diventato, nei fatti, la nuova valuta di riserva globale. “Il dollaro sta smettendo di essere la moneta di riferimento, oggi è l’oro a ricoprire quel ruolo”, ha affermato, evidenziando il forte aumento di oro nelle riserve delle banche centrali.
Anche se il dibattito sull’oro è ancora aperto (noi, naturalmente, continuiamo a puntare su Bitcoin), è evidente che il dominio del dollaro si sta sgretolando. Al suo posto, stanno guadagnando terreno sistemi alternativi come quelli promossi dai BRICS.
BRICS: verso una nuova valuta globale
Cina, Russia e Iran – insieme ad altri membri del blocco BRICS – stanno lavorando alla creazione di una moneta comune. L’acronimo BRICS rappresenta Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ma oltre una dozzina di altri paesi si sono già uniti all’alleanza.
Presi singolarmente, questi Stati possono sembrare economicamente inferiori agli USA, ma collettivamente rappresentano circa il 40% della popolazione mondiale e, secondo le stime del FMI, potrebbero arrivare a coprire il 50% del PIL globale entro il 2030.
In sostanza, il predominio economico degli Stati Uniti non è più scontato. Un nuovo ordine monetario globale potrebbe emergere.
In un certo senso le politiche sui dazi di Trump potrebbero accelerare questo processo di autonomia. Come riportato in un articolo dell’Istituto per gli studi di politica internazionale:
In questo scenario anche Bitcoin potrebbe svolgere un ruolo strategico, in ottica di riserva come “oro digitale”. Ovviamente gli studi al riguardo e il dibattito è ancora in fieri. Quello che sappiamo con certezza è che l’amministrazione Trump in sintonia con la SEC sta portando avanti una politica d’apertura nei confronti della moneta di Satoshi. A marzo ha persino firmato un ordine esecutivo per creare una riserva strategica di Bitcoin e altre altcoin: una sorta di Fort Knox per gli asset digitali.
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