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Chi segue con regolarità il mercato delle criptovalute si sarà sicuramente accorto che il 2024 è stato segnato dall’esplosione delle meme coin, in particolare su Solana, grazie a piattaforme che consentono di emettere token in maniera quasi automatica e con costi ridotti. Un fenomeno che sembrava avere avuto una flessione nel 2025 ma a quanto pare non è così.
Secondo i dati di un nuovo report di CoinGecko, il 52,7% delle crypto listate su GeckoTerminal dal 2021 a oggi risulta morto, e stiamo parlando di quasi 3,7 milioni di token. In pratica più della metà dei progetti di criptovalute lanciati negli ultimi anni non è sopravvissuta.

E il dato più preoccupante è che il ritmo dei fallimenti sta accelerando: solo nel primo trimestre del 2025 sono stati 1.821.549 i progetti dichiarati morti, un aumento del 31,8% rispetto al 2024, che aveva registrato 1.382.010 fallimenti.
Cosa sta succedendo al mercato crypto?
Secondo CoinGecko, le cause principali di questa ecatombe digitale sono da ricercarsi nella grande volatilità del mercato che ha caratterizzato gli ultimi tre mesi, in pratica a partire dall’insediamento di Trump. Questo almeno per quanto riguarda il dato degli ultimi tre mesi. In una visione più ampia, a caratterizzare il crollo, sono invece i cosiddetti progetti low-effort, ovvero criptovalute prive di valore intrinseco, come ad esempio le meme coin.

Con la crescita record dell’industria crypto — da 428.383 progetti nel 2021 a quasi 7 milioni nel 2025 — è diventato sempre più facile lanciare nuove criptovalute anche senza un reale piano di sviluppo.
Piattaforme come pump.fun hanno abbassato le barriere all’ingresso, favorendo la creazione di token nati solo per cavalcare l’hype del momento. Non a caso, Binance ha segnalato che il 97% delle meme coin è già morto.
Cosa serve al mercato crypto?
Il fenomeno della proliferazione incontrollata di meme coin e progetti crypto senza valore richiede un cambio di passo deciso. Per cominciare, servono filtri e standard più severi sulle piattaforme di lancio: non si tratta di limitare la libertà di innovare, ma di introdurre requisiti minimi come audit di sicurezza, verifica dell’identità degli sviluppatori e Proof of Concept funzionanti (una dimostrazione pratica che può davvero funzionare) per scremare il mercato da progetti che nascono e muoiono nel giro di poche ore.
Parallelamente, è indispensabile promuovere l’educazione finanziaria, che vada oltre il marketing travestito da informazione. Gli utenti devono imparare a distinguere tra asset di valore e bolle speculative, soprattutto in un settore dove il rischio di perdere tutto resta altissimo.
Inoltre, il mercato ha bisogno di penalità concrete contro chi si rende responsabile di comportamenti fraudolenti, come la creazione seriale di token-truffa o i rug pull. Non basta più archiviare tutto sotto la voce “DYOR” (Do Your Own Research): servono strumenti di protezione reali per chi entra nel settore.
In quest’ottica, sarebbe utile anche introdurre sistemi di rating trasparenti che rendano immediatamente visibile la qualità dei progetti — basandosi su dati oggettivi come la liquidità bloccata, l’audit effettuato o la presenza di una roadmap credibile.
Infine, un ecosistema che premia solo l’hype e ignora il valore reale è destinato a collassare su se stesso. Servono incentivi concreti per i progetti seri, che abbiano una visione di lungo periodo: vantaggi economici, visibilità preferenziale, accesso al credito. Solo così il mondo crypto potrà tornare a crescere su fondamenta solide.
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