L’altseason, abbreviazione di “altcoin season”, è un particolare periodo del mercato crypto in cui le altcoin, ovvero tutte le criptovalute diverse da Bitcoin, sovraperformano BTC in termini di prezzo e capitalizzazione di mercato. Durante questa fase, gli investitori tendono a spostare i capitali da BTC alle altcoin per ottenere rendimenti più elevati.
Si tratta però di una spiegazione pragmatica e pratica, mentre quella tecnica è più rigorosa e complessa. La definizione di altseason si basa infatti su metriche relative alla Dominance e alle performance relative e si avvale di diversi indicatori.
La più diffusa e seguita è quella che riguarda la dominance di Bitcoin e si basa sul Bitcoin Dominance Index. Se la dominance di Bitcoin (la percentuale della sua capitalizzazione rispetto all’intero mercato crypto) scende significativamente, è un segnale che gli investitori stanno spostando i loro fondi sulle altcoin. Tipicamente, un calo sotto il 50-55% della dominance di BTC è considerato un possibile segnale di altseason.
Secondo il sito Blockchain Center e il suo Altcoin Season Index, si può invece parlare di altseason quando almeno il 75% delle prime 50 altcoin (escludendo le stablecoin) hanno sovraperformato Bitcoin nei precedenti 90 giorni.
Perché l’altseason non è ancora esplosa?
Basta però dare un’occhiata agli indicatori che abbiamo appena proposto per capire che l’altseason non è ancora arrivata nonostante l’halving di BTC, gli ETF su Bitcoin ed Ethereum negli USA, e il vento di cambiamento portato da Trump nel mondo delle crypto. Tre catalizzatori di grande impatto che non hanno avuto l’effetto sperato.
Certo, è ancora presto per cospargersi il capo di cenere e l’altcoin season potrebbe esplodere senza preavviso da un momento all’altro, ma vale la pena abbozzare qualche considerazione.
La più importante è senza dubbio legata al numero dei token crypto che nascono ogni giorno, e che negli ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale.
Nel 2014 si contavano appena 513 criptovalute, salite a 789 nel 2017, mentre nel 2018, il numero è più che raddoppiato, superando le 2.000 unità. Nel 2020 sono state lanciate oltre 2.300 nuove criptovalute, portando il totale a oltre 5.000.
Da questo momento in poi diventa però quasi impossibile tracciare il numero di criptovalute create. Basti pensare che Pump.fun, la famosa piattaforma basata su Solana che consente di creare e lanciare meme coin senza competenze tecniche, dalla sua nascita nel gennaio 2024, ha ospitato oltre 3 milioni di token, con una media di 7 nuovi token lanciati ogni minuto.
Basta fare due conti per capire che vengono create quasi 10.080 meme coin al giorno solo su questa piattaforma. Bisogna però sottolineare che la maggior parte di questi token non raggiunge il successo; solo l’1,51% dei token creati soddisfano i requisiti per essere poi quotati sugli exchange decentralizzati come Raydium.
Insomma, l’effetto dirompente dell’altseason, che negli scorsi anni era concentrato su pochi token e altrettanti CEX e DEX, oggi è diluito su migliaia di token e piattaforme, e potrebbe aver perso gran parte della forza che aveva in passato.
Bitcoin è troppo forte rispetto alle altcoin?
Negli ultimi mesi, la Bitcoin Dominance ha continuato a espandersi, e non è detto che si tratti di un’anomalia temporanea. Al contrario, ci sono motivi strutturali per cui Bitcoin potrebbe consolidare il suo primato e lasciare sempre meno spazio alle altcoin.
Uno dei principali fattori che sta rafforzando BTC è la facilità di accesso alla compravendita. Con l’arrivo degli ETF Spot su Bitcoin, l’asset è ormai alla portata anche della finanza tradizionale.
Hedge fund, fondi pensione e investitori istituzionali possono ora esporsi a BTC senza dover affrontare le complessità degli exchange crypto o, ancora peggio, della De-Fi con i suoi wallet custodiali.
Tutto questo ha cambiato radicalmente il flusso dei capitali che portano nuova liquidità a Bitcoin mentre questo non accade per la maggior parte delle altcoin. Ad oggi solo Ethereum può contare su un ETF Spot negli USA, anche se qualcosa si sta muovendo per altre altcoin di primo piano.
A tutto questo si aggiunge la natura deflattiva di Bitcoin, che lo rende una riserva di valore più sicura rispetto alle altcoin, molte delle quali soffrono l’inflazione interna dovuta all’emissione continua di nuovi token.
Mentre BTC ha un’offerta massima fissata a 21 milioni di unità, molti progetti altcoin continuano a diluire il loro valore con distribuzioni e nuove immissioni di token. Un fenomeno sta diventando sempre più evidente agli occhi degli investitori, che iniziano a diffidare dei progetti con tokenomics aggressive.
Un altro aspetto da non sottovalutare è quello della decentralizzazione. Bitcoin è l’unico asset digitale che può vantare un’infrastruttura completamente indipendente. Nessun fondatore, nessuna società di riferimento, nessuna governance centralizzata. La sua forza sta nel fatto che è l’unico asset che non può essere replicato, compromesso o regolamentato come una società tradizionale.
Le altcoin, al contrario, spesso dipendono da team di sviluppo, venture capitalist e roadmap che possono cambiare nel tempo. Senza contare che molte chain soffrono di una decentralizzazione limitata.
L’Altseason tornerà?
Non è detto che le altcoin siano destinate a un ruolo marginale ma è evidente che il loro rapporto con Bitcoin sta cambiando. In un mercato più maturo, con la finanza tradizionale sempre più coinvolta e i trader più attenti alle dinamiche di lungo termine, l’idea di una altseason esplosiva, come quelle viste in passato, potrebbe non ripetersi con la stessa intensità.
Le altcoin con solide fondamenta, innovazioni reali e utilità concreta avranno comunque spazio per crescere, ma il vento sta cambiando: Bitcoin potrebbe essere sempre più il centro di gravità permanente del mercato crypto. E per chi aspetta ancora l’altseason, la domanda da porsi è: e se non tornasse mai più?
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