Una commissione d’inchiesta del Senato statunitense sta esaminando i legami finanziari del presidente Donald Trump con il settore delle criptovalute, concentrandosi su potenziali conflitti di interesse legati alla meme coin $TRUMP e alla piattaforma World Liberty Financial (WLF).

L’indagine, avviata da una Sottocommissione permanente, mira a valutare se le attività crypto del presidente degli Stati Uniti influenzano le sue decisioni politiche. Già dai giorni del suo insediamento, molti avversari di Trump hanno sollevato preoccupazioni su trasparenza, influenze straniere ed eventuali violazioni etiche legate alle sue azioni.

I dettagli emersi al momento

Il 6 maggio 2025, il senatore Richard Blumenthal – membro di spicco della sottocommissione – tramite un post su X ha annunciato il via all’indagine, inviando contestualmente lettere a Bill Zanker di Fight Fight Fight LLC – entità dietro la meme coin $TRUMP – e a Zach Witkoff di WLF, piattaforma di finanza decentralizzata (DeFi) supportata da Trump e dai suoi figli.

L’inchiesta si concentra su come le succitate iniziative si intersechino con il ruolo presidenziale di Trump, con l’obiettivo di capire se i suoi interessi finanziari possano compromettere l’imparzialità delle politiche pubbliche. Uno dei punti oggetto di particolare attenzione è l’accordo da 2 miliardi di dollari tra WLF, l’exchange Binance e MGX, un fondo sostenuto da Abu Dhabi.

I critici, incluso il senatore Jeff Merkley, sostengono che queste tipologie di partnership potrebbero permettere ai governi stranieri di trasferire denaro alla famiglia Trump, suscitando preoccupazioni su conflitti di interesse e potenziali minacce per la sicurezza nazionale.

Da scettico a protagonista del settore crypto

Il presidente Donald Trump, che nel 2019 aveva bollato le criptovalute come “una truffa”, ha radicalmente cambiato rotta. Dal 2024, ha lanciato la piattaforma World Liberty Financial (WLF) – gestita dai figli – e capace di raccogliere oltre 550 milioni di dollari tramite vendite di token, di cui la famiglia Trump detiene una quota significativa.

Più di recente, la meme coin $TRUMP, lanciata a gennaio 2025, ha raggiunto un market cap di 7,7 miliardi di dollari, consolidando il marchio Trump nel mercato crypto e fruttando parecchi milioni di dollari. In un’intervista a Meet The Press il 4 maggio, però, il presidente ha negato di aver tratto profitti diretti dalla meme coin.

L’indagine appare ancora più necessaria di quanto già non sia, alla luce di certe scelte politiche pro-crypto di Trump, come lo smantellamento del National Cryptocurrency Enforcement Team del Dipartimento di Giustizia, una mossa criticata da molti e in particolare dalla senatrice Elizabeth Warren, che accusa il presidente di favorire i propri interessi commerciali.

Warren e altri esponenti del Partito Democratico temono che la deregolamentazione, come il proposto GENIUS Act per le stablecoin, possa di fatto amplificare i rischi di frodi e riciclaggio, avvantaggiando progetti come WLF che, non a caso, sta lanciando la stablecoin USD1. La Casa Bianca, in risposta, ha dichiarato che gli asset di Trump sono gestiti in un trust dai suoi figli, negando ogni possibile conflitto di interesse.

Quali potrebbero essere le implicazioni per il mercato?

Con i Repubblicani che controllano il Congresso, l’esito dell’inchiesta rimane incerto ma rappresenta comunque un momento cruciale per il settore crypto. I trader e gli investitori dovrebbero monitorare attentamente gli sviluppi normativi, poiché un irrigidimento delle regole potrebbe frenare la crescita di progetti come $TRUMP e WLF, mentre una continua deregolamentazione potrebbe alimentare eventuali speculazioni e una possibile crescita della volatilità.

L’indagine rappresenta un momento cruciale nel rapporto tra politica e criptovalute, ponendo al centro del dibattito il delicato equilibrio tra innovazione finanziaria e integrità istituzionale. Oltre a verificare la trasparenza delle iniziative legate alla meme coin $TRUMP e alla piattaforma World Liberty Financial, il comitato si propone di chiarire se l’interesse personale del presidente possa interferire con l’imparzialità delle politiche pubbliche, in un contesto in cui le crypto stanno assumendo un ruolo di rilievo.

Il caso potrebbe aprire la strada a una nuova ondata di regolamentazioni, tese a disciplinare la partecipazione diretta di funzionari pubblici e figure istituzionali nei mercati digitali, e a prevenire possibili abusi di potere. Allo stesso tempo, l’inchiesta riflette l’urgenza di definire standard etici e giuridici aggiornati per un settore in rapida evoluzione come quello della DeFi. Qualunque sia l’esito, questa vicenda potrebbe segnare un precedente nella gestione dei rapporti tra asset digitali e potere politico, con implicazioni che andranno ben oltre la presidenza Trump e che influenzeranno la fiducia del pubblico.

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Lucio Prosperi

Giornalista iscritto all'albo dal 2001, con una vasta esperienza nei settori delle criptovalute, dei videogiochi, dell'hi-tech e dei viaggi. Da anni mi occupo di raccontare l'evoluzione tecnologica e le tendenze emergenti, con uno sguardo sempre attento alle novità del mondo... Leggi di più

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