Il Ministero del Tesoro e delle Finanze della Turchia, guidato da Mehmet Şimşek, ha annunciato una serie di nuove misure volte a contrastare il riciclaggio di denaro e rafforzare la supervisione delle transazioni in asset digitali.

Secondo l’annuncio del 25 giugno 2025, “Il Ministero si sta preparando a intraprendere ulteriori passi e richiederà un controllo e una supervisione rigorosi delle transazioni effettuate dai Crypto Asset Service Providers (CASP).”

Questa dichiarazione arriva in un momento in cui la Turchia sta attraversando una fase economica particolarmente delicata. La lira turca ha perso quasi il 20% del suo valore nell’ultimo anno rispetto al dollaro statunitense, spingendo molti cittadini a cercare rifugio in asset alternativi. Le criptovalute, in particolare gli stablecoin ancorati al dollaro come USDT e USDC, hanno visto un’impennata nell’utilizzo, sia come riserva di valore sia come mezzo di pagamento alternativo in un contesto di inflazione crescente e perdita di potere d’acquisto della valuta locale.

Secondo le nuove disposizioni, tutte le transazioni crypto in Turchia dovranno ora includere una nota di trasferimento di almeno 20 caratteri. Questo requisito potrebbe sembrare banale, ma si tratta in realtà di uno strumento utile per identificare la natura della transazione, registrare riferimenti specifici (come numeri d’ordine o causali) e rendere più tracciabile l’attività degli utenti sulle piattaforme. È un passo verso una maggiore trasparenza, in linea con le pratiche raccomandate dal Financial Action Task Force (FATF), l’organismo internazionale che definisce gli standard globali per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo.

Le piattaforme che non si adegueranno alle nuove disposizioni subiranno un ritardo obbligatorio di 72 ore su tutti i prelievi degli utenti. Questo vincolo operativo, già criticato da alcune realtà del settore per l’impatto che potrebbe avere sulla user experience, rappresenta un tentativo delle autorità di guadagnare tempo per effettuare verifiche antifrode e di sicurezza prima che i fondi vengano effettivamente trasferiti all’esterno delle piattaforme. In un contesto di crescenti preoccupazioni per i flussi illeciti, la Turchia sembra voler seguire l’approccio già adottato in altri Paesi emergenti, come l’India o la Nigeria, che hanno imposto controlli più severi sulle attività in crypto.

Inoltre, sono stati imposti nuovi limiti giornalieri e mensili alle transazioni in stablecoin, con un tetto massimo di 3000$ al giorno e 50.000$ al mese per utente. La scelta di intervenire sugli stablecoin non è casuale: essi rappresentano oggi la porta principale d’ingresso nel mondo crypto per molti utenti non esperti, e la loro stabilità li rende uno strumento privilegiato per bypassare i controlli di capitali. In particolare in contesti dove la valuta locale si svaluta rapidamente, come nel caso turco, gli stablecoin sono utilizzati non solo come riserva di valore, ma anche come strumento di arbitraggio e come alternativa alle rimesse bancarie tradizionali.

Questo tipo di limitazioni, pur andando a colpire direttamente la libertà degli utenti, è visto dal governo come una misura necessaria per prevenire l’eccessiva “dollarizzazione digitale” dell’economia turca, che metterebbe ulteriormente sotto pressione la lira. Allo stesso tempo, queste regole potrebbero anche stimolare l’adozione di soluzioni decentralizzate (DeFi) o peer-to-peer, fuori dal controllo diretto delle autorità, aumentando così la complessità del monitoraggio.

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La Capital Markets Board Ottiene il Controllo Totale sugli Asset Digitali

La Turchia ha conferito alla Capital Markets Board (CMB) il controllo completo sui Crypto Asset Service Providers (CASP), nel tentativo di regolare il suo mercato crypto in rapida espansione.

Il 13 marzo 2025, la CMB ha pubblicato due documenti normativi relativi a “Principi di Istituzione e Operatività dei Crypto Asset Service Providers” e “Procedure di Lavoro e Principi dei Crypto Asset Service Providers e Adeguatezza del Capitale.”

Questi documenti rappresentano il primo tentativo organico e strutturato di creare una cornice normativa chiara per gli operatori del settore crypto. Tra i requisiti richiesti alle aziende vi sono: licenza obbligatoria per operare, requisiti minimi di capitale, procedure di KYC (Know Your Customer) e AML (Anti-Money Laundering), audit periodici e obblighi di trasparenza verso gli utenti e le autorità.

Le linee guida di licenza e operatività per i CASP, che includono exchange crypto, custodi e provider di wallet, permettono loro di continuare a operare nel Paese ma solo se rispettano precisi criteri di compliance. In sostanza, la CMB mira a selezionare gli attori affidabili e strutturati, escludendo dal mercato tutte le piattaforme non conformi o opache. È un approccio simile a quello già adottato dall’UE con il regolamento MiCA (Markets in Crypto Assets), il quale impone standard simili in termini di licenze, capitalizzazione e responsabilità legale degli operatori.

La struttura recentemente introdotta richiede una rigorosa conformità sia ai criteri nazionali che internazionali. In particolare, le piattaforme dovranno dimostrare di avere adeguati meccanismi di gestione del rischio, protezione dei fondi dei clienti e strutture aziendali trasparenti. Ciò include anche la segregazione dei fondi dei clienti da quelli dell’azienda, l’obbligo di assicurazione per eventuali perdite derivanti da attacchi hacker o malfunzionamenti tecnici, e la possibilità per le autorità di effettuare ispezioni a sorpresa.

L’impatto per gli utenti crypto turchi sarà significativo. Da un lato, ci si aspetta una maggiore protezione e affidabilità delle piattaforme locali, con meno rischi di frodi, fallimenti o exit scam. Dall’altro, potrebbero esserci effetti collaterali, come l’aumento dei costi operativi (trasferiti agli utenti) e la riduzione dell’anonimato, uno dei principi fondanti della filosofia crypto.

In un’ottica più ampia, le mosse della Turchia sono anche un messaggio al resto del mondo: nonostante la crisi economica interna, il governo è intenzionato a posizionarsi come un Paese che accoglie l’innovazione, ma in modo regolamentato. Un equilibrio non facile, soprattutto in un contesto geopolitico teso e in rapida evoluzione. La comunità crypto globale osserva con attenzione: le regole turche potrebbero diventare un modello (o un monito) per altri Paesi emergenti che stanno affrontando sfide simili.

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Alessandro Vieri
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Alessandro Vieri è un analista esperto nel settore delle criptovalute e della blockchain. Con un background in economia e finanza, Alessandro ha costruito la sua carriera approfondendo le dinamiche dei mercati digitali e fornendo analisi puntuali sulle tendenze emergenti. Autore... Leggi di più

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