Nike, probabilmente il brand di abbigliamento sportivo più famoso al mondo, è alle prese con un’azione collettiva per aver presumibilmente messo in atto un “rug pull” chiudendo la sua piattaforma NFT RTFKT. Un gruppo di investitori, infatti, ha presentato una causa presso un tribunale federale di Brooklyn, sostenendo che la chiusura della piattaforma NFT ha causato gravi perdite finanziarie.

In particolare, il colosso dell’abbigliamento vieni accusato di aver promosso i suoi NFT a tema sneakers per attrarre investitori, per poi chiudere improvvisamente tutto, causando danni superiori ai 5 milioni di dollari.

Che cosa sta succedendo a Nike?

Secondo quanto riportato, Nike avrebbe sfruttato la propria reputazione per promuovere gli NFT legati alla sua proposta di moda digitale e tecnologia, RTFKT. La successiva decisione di abbandonare la piattaforma, però, ha provocato un crollo del valore dei collezionabili digitali e ha lasciato gli investitori con ingenti perdite.

Inoltre, i querelanti hanno dichiarato di aver acquistato gli NFT prevedendone una crescita futura, dato il legame con la popolarità del marchio.

“Poiché il valore degli NFT derivava dal successo di un promotore e di un progetto specifico, gli investitori hanno acquistato questo asset digitale nella speranza che il suo valore aumentasse con la crescita della popolarità del progetto basata sulla notorietà del brand Nike” – si legge nella causa.

Ma le problematiche per Nike non sono finite…

Gli NFT di RTFKT sono titoli finanziari?

Nella causa intentata contro Nike, inoltre, si sostiene che gli NFT di RTFKT siano da considerarsi “titoli finanziari non registrati”. L’azienda è accusata di aver violato la normativa statunitense vendendo questi titoli senza le dovute autorizzazioni, promuovendoli attraverso campagne di marketing per poi abbandonare il progetto una volta ottenuti i profitti.

I querelanti chiedono un risarcimento di 5 milioni di dollari, sostenendo che il colosso dell’abbigliamento sportivo abbia violato le leggi sulla tutela dei consumatori e altre normative statali contro pratiche commerciali sleali e anticoncorrenziali.

Nonostante negli Stati Uniti i tribunali non abbiano ancora stabilito in modo definitivo se gli NFT rientrino nella categoria dei titoli finanziari, il tema continua a suscitare un ampio dibattito nel settore legale e tecnologico. Il 9 aprile 2025, OpenSea — uno dei maggiori marketplace di NFT — ha formalmente richiesto alla SEC di escludere gli NFT dalla regolamentazione federale sui titoli finanziari. Secondo OpenSea, infatti, gli NFT non risponderebbero ai criteri previsti dalla legge per essere classificati come security, in quanto rappresentano beni digitali unici, privi della componente di investimento collettivo tipica dei titoli tradizionali.

Tuttavia, nel caso della causa intentata contro Nike, i querelanti sostengono che il tribunale non debba necessariamente pronunciarsi sulla natura giuridica degli NFT per riconoscere le loro ragioni. Secondo loro, l’illecito consisterebbe non tanto nella classificazione degli asset, quanto nella condotta commerciale scorretta di Nike: aver promosso attivamente gli NFT per attrarre investimenti, salvo poi abbandonare il progetto arrecando danni economici ai consumatori. In questo scenario, la violazione delle leggi sulla protezione dei consumatori e sulla concorrenza sleale basterebbe a fondare la responsabilità di Nike, a prescindere dalla definizione legale degli NFT.

Di recente, la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti ha pubblicato nuove linee guida per chiarire quando un asset digitale può essere considerato un titolo finanziario (“security”) ai sensi della legge federale. Queste linee guida aggiornano e rafforzano l’applicazione del cosiddetto Howey Test, il criterio legale utilizzato per determinare se una transazione configura l’offerta di un titolo.

Secondo il test, un asset è considerato un titolo se implica: (1) un investimento di denaro, (2) in un’impresa comune, (3) con l’aspettativa di profitti, (4) derivanti dagli sforzi di altri. Nelle nuove indicazioni, la SEC ha sottolineato che molti asset digitali — compresi token e, potenzialmente, alcuni tipi di NFT — possono soddisfare questi requisiti, soprattutto se il loro valore dipende dalla gestione, dallo sviluppo o dalla promozione da parte di una terza parte (promoter o azienda).

Un aiuto arriva dall’Intelligenza Artificiale

Per scegliere al meglio i progetti crypto o gli NFT su cui puntare, un aiuto concreto può arrivare dall’Intelligenza Artificiale e da progetti come MIND of Pepe che, tra l’altro, ha recentemente annunciato che lancerà il suo agente AI il 10 maggio. Perché diciamo che può essere d’aiuto per i trader? Perché questo agente AI autonomo è in grado di acquisire informazioni e analizzare in tempo reale tutti i tipi di dati di mercato.

Inoltre $MIND è un cervello che non solo analizza, ma agisce. È in grado di reagire alle tendenze individuate sui social media nonché idearne di nuove. E può persino creare nuovi token. Insomma, il lancio dell’agente AI di MIND of Pepe segna un nuovo stadio nello sviluppo di Intelligenze Artificiali realmente utilizzabili e utili per i partecipanti al mercato delle criptovalute.

Attualmente, il token $MIND è in prevendita al prezzo di $0,0037465 e ha già raccolto quasi $8,5 milioni in finanziamenti, il che certifica quanto sia elevato l’interesse da parte degli investitori.

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Lucio Prosperi

Giornalista iscritto all'albo dal 2001, con una vasta esperienza nei settori delle criptovalute, dei videogiochi, dell'hi-tech e dei viaggi. Da anni mi occupo di raccontare l'evoluzione tecnologica e le tendenze emergenti, con uno sguardo sempre attento alle novità del mondo... Leggi di più

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