La Banca centrale italiana ha avvertito che l’impennata dei prezzi degli asset crypto, successiva al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, potrebbe rappresentare un rischio più ampio per i mercati globali.
In un rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria pubblicato nella giornata di ieri, martedì 29 aprile 2025, la Banca d’Italia ha indicato un aumento temporaneo ma netto delle valutazioni delle criptovalute dopo che l’amministrazione statunitense ha segnalato il proprio sostegno agli asset digitali. La banca ha affermato che gli asset crypto a carattere speculativo, in particolare quelli come Bitcoin, hanno registrato forti afflussi dopo l’insediamento di Trump e i successivi annunci di politica economica.
Le autorità finanziarie del nostro Paese, dunque, hanno voluto lanciare un allarme: se questi strumenti ad alta volatilità dovessero diventare più collegati ai sistemi finanziari tradizionali, potrebbero amplificare le vulnerabilità sia per i mercati sia per gli intermediari finanziari.
La Banca centrale italiana ha osservato che il valore degli asset crypto ha raggiunto i 2,75 trilioni di dollari alla fine di marzo, con Bitcoin che rappresenta oltre il 60% del totale.
#Esceoggi #29aprile il 1° Rapporto sulla #StabiliitàFinanziaria del 2025, pubblicazione semestrale con le informazioni sulle condizioni del sistema finanziario italiano
Lo trovi qui ▶️ https://t.co/jSGLRh949B #RSF #Bankitalia pic.twitter.com/nbcNWtaMwt— Banca d'Italia (@bancaditalia) April 29, 2025
L’Italia rileva fragilità finanziarie nel crescente ruolo di Bitcoin e stablecoin
Secondo il rapporto, una quota significativa di Bitcoin è attualmente detenuta da emittenti di ETF, piattaforme di trading e società non finanziarie. Questi soggetti puntano sulla più importante criptovaluta come strumento per aumentare il prezzo delle azioni o per ristrutturare i modelli di business, nonostante l’elevata volatilità dell’asset.
Molti di questi attori operano al di fuori dei quadri normativi tradizionali, in particolare negli Stati Uniti, in Cina, in Canada e nel Regno Unito. La loro limitata presenza nell’area euro ha finora protetto i mercati europei ma i regolatori italiani hanno avvertito che “i rischi di contagio” stanno aumentando.
Il rapporto ha inoltre sollevato preoccupazioni circa il dominio delle stablecoin ancorate al dollaro, come Tether e USD Coin. Se questi strumenti dovessero diventare sistemici, la forte dipendenza dei loro emittenti dai titoli di Stato americani come riserva potrebbe innescare instabilità di mercato in caso di crisi di riscatti.
Le autorità UE monitorano l’esposizione offshore alle crypto
La banca centrale, dunque, ha messo in guardia contro un possibile shock di liquidità nel caso di un fallimento su larga scala delle stablecoin, con effetti a catena che potrebbero colpire sia i mercati obbligazionari statunitensi sia i sistemi finanziari globali.
Anche i funzionari europei hanno espresso preoccupazioni simili. La presidente della BCE, Christine Lagarde, ha dichiarato in aprile che il MiCAR — il regolamento europeo di riferimento per le criptovalute — potrebbe non essere sufficientemente solido per proteggere le istituzioni finanziarie europee dagli effetti di un boom delle stablecoin guidato dagli Stati Uniti. Ha avvertito che un trasferimento massiccio di risparmi verso asset ancorati al dollaro potrebbe indebolire la sovranità monetaria dell’area euro.

Nel frattempo, Natasha Cazenave dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ha aggiunto che, sebbene le criptovalute rappresentino ancora una piccola parte della finanza globale, il loro crescente intreccio con l’economia reale potrebbe amplificare i rischi in tempi brevi. Le autorità italiane hanno affermato di monitorare attentamente i modelli di business e le pratiche di liquidità delle società che offrono asset crypto sia nei mercati UE siain quelli offshore.
Mentre i legislatori europei si muovono per rafforzare le regole previste dal MiCAR, l’allarme lanciato dall’Italia evidenzia l’esigenza crescente di un coordinamento globale. In sua assenza, i quadri normativi nazionali potrebbero non riuscire a tenere il passo con la rapida diffusione internazionale della finanza crypto, specialmente ora che il sostegno politico ne accelera l’adozione nelle principali economie.
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