Fra il forte entusiasmo di alcuni e la sorpresa di altrettanti, il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti ha fatto retromarcia sulle precedenti dichiarazioni riguardo l’inserimento delle criptovalute nei piani pensionistici 401(k). Inizialmente infatti, avevano asserito di porre estrema attenzione a chiunque avesse intenzione di aggiungere BTC o altre crypto al proprio piano pensionistico. Adesso però, queste parole perdono totalmente di valore. La nuova amministrazione Trump ha portato a un’inversione di rotta da parte del Dipartimento: per i responsabili dei piani pensionistici le criptovalute tornano a essere un’opzione da poter sfruttare.
Muoversi con cautela
Nel corso dell’amministrazione Biden, nel 2022, il Dipartimento del Lavoro aveva avvertito i gestori dei piani pensionistici di riflettere bene sull’idea di includere crypto nei 401(k). I timori a muovere questo messaggio precauzionale si basavano sulle incertezze normative, rischio di frodi e le forti oscillazioni di prezzo. Insomma, non si parla di preoccupazioni del tutto infondate, anzi. Sappiamo che il mercato delle crypto tende a forte oscillazioni e l’instabilità stessa di Bitcoin, fra crolli e rialzi, è ben nota.
Non si trattava in ogni caso di un divieto netto ma di un forte segnale di allerta. Sostanzialmente invitava a non prendere decisioni istintive e ricordava ai gestori dei piani pensionistici che il governo li avrebbe tenuti fortemente sotto controllo nel caso di azione di criptovalute.
Libera scelta
Con il dietrofront del Dipartimento del Lavoro, si è verificato un sostanziale cambio di scenario. Le crypto non vengono più considerate come un elemento “volatile” e anziché cercare di disincentivare i fiduciari a entrare nell’ecosistema delle criptovalute, lascia totale libero arbitrio a riguardo.
Chiaramente, questo non vuol dire che investire in crypto non sia più soggetto a rischi ma, ed è comunque un segnale importante, che lo Stato Federale non terrà più chi sceglie questa opzione sotto una lente d’ingrandimento. Tutto è nelle mani di gestori e iscritti ai piani pensionistici, con totale libertà sull’inclusione di BTC, ETH o altre crypto.
C’è una sola regola che non è cambiata in questo turbine di eventi, ed è quella prevista dall’ERISA (Employee Retirement Income Security Act): avere sempre come obiettivo l’interesse dei partecipanti. Minimizzare il rischio e prendere decisioni informate. Il punto è che mettere in pratica queste linee guida, ora è una semplice questione di interpretazione.
Un quadro più ampio
Per chi ha seguito le ultime vicissitudini, questa inversione di rotta non sarà certo una sorpresa. La nuova tendenza sotto la guida di Donald Trump si è delineata in maniera abbastanza chiara del resto: se prima le crypto erano viste come una minaccia, ora hanno preso il volto di un serio strumento per il sistema finanziario. Trump ha parlato della creazione di una riserva nazionale destinata agli asset digitali e anche nel corso della sua campagna elettorale si era mosso favorevolmente verso le crypto, accettandole come metodo di donazione per la raccolta fondi. Non servono ulteriori prove a dimostrare come la filosofia economica sia sensibilmente cambiate nel contesto statunitense, che ora non solo non le demonizza ma sembra volerle spingere in maniera decisa.
Un cambiamento repentino?
Al netto delle nuove prospettive, la maggior parte dei gestori dei piani pensionistici resta molto cauta, con cognizione di causa. Non è lecito dunque aspettarsi che il cambio di rotta che arriva dall’alto vada a toccare immediatamente i piani 401(k), sarà un processo lento. Del resto, le crypto risultano ancora molto difficili da valutare, presentano importanti sfide tecniche e soprattutto legali (custodia e sicurezza degli asset, per esempio), insomma, si parla di un mercato ancora molto incerto.
I consulenti finanziari, dal canto loro, continuano a raccomandare prudenza, mantenendo limitata l’esposizione. Il consiglio è quello di restare fra l’1% e il 3% del portafoglio pensionistico totale, in base alla propria gestione del rischio.
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