JPMorgan, una delle banche più importanti al mondo, ha deciso di portare avanti una politica di apertura nei confronti del mondo degli asset digitali, permettendo ora ad alcuni clienti selezionati di utilizzare ETF spot su Bitcoin come garanzia per ottenere prestiti. Questa scelta riguarda in modo preponderante aziende, istituzioni e individui con un patrimonio  elevato che potrebbero utilizzare questo metodo per accedere a prestiti più flessibili, senza dover liquidare le proprie posizioni in criptovalute.

Cosa sono gli ETF?

Ma vediamo prima di tutto cosa sono gli ETF.  In generale gli ETF- acronimo che sta per Exchange Traded Fund – possono essere definiti come un fondo quotato in borsa che segue l’andamento di un asset (petrolio, gas).

Nel caso di Bitcoin un ETF spot è un fondo sempre quotato in Borsa che segue l’andamento di Bitcoin. In breve, per ogni quota acquistata dagli investitori, vengono comprati veri Bitcoin sul mercato (chiamato “mercato spot”). In altre parole, il fondo possiede fisicamente Bitcoin reali, che custodisce in modo sicuro. Tuttavia va precisato che in questo modo l’investitore non possiede direttamente Bitcoin per farlo dovrebbe avere un proprio wallet.

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Un’apertura controllata alle crypto

La mossa di JPMorgan non significa che la banca sta accumulando Bitcoin in modo diretto, o che sta portando avanti una politica che pone le criptovalute al primo posto. Piuttosto, la banca si sta affidando a strumenti approvati dalla SEC come l’iShares Bitcoin Trust di BlackRock per integrare un insieme di asset digitali all’interno delle classiche pratiche bancarie.

Il programma di prestito è attualmente limitato a  clienti selezionati tra cui i grandi fondi e investitori istituzionali. Perchè è stata scelta questa strada? Di base per dare la possibilità a questi di accedere a liquidità senza dover cedere i propri crypto investimenti. Un vantaggio da un punto di vista economico di un certo rilievo. 

Gli asset digitali entrano nel bilancio patrimoniale

JPMorgan ha iniziato anche a includere le criptovalute e gli ETF collegati nella valutazione del patrimonio complessivo dei clienti. Un cambiamento significativo, considerando che fino a poco tempo fa molte banche escludevano completamente gli asset digitali dalla loro analisi del profilo finanziario. Ora, per chi possiede Bitcoin o ETF correlati, questo può significare maggiore accesso a prodotti di investimento e linee di credito.

Perché sta succedendo adesso

Quest’anno sono stati approvati negli Stati Uniti gli ETF spot, scelta che ha portato da una forma di istituzionalizzazione della moneta di Satoshi Nakamoto. A riprova di ciò gli ETF di BlackRock hanno attirato miliardi di dollari di investimento, un segnale positivo per il mercato crypto. Complessivamente, gli ETF su Bitcoin presenti negli Stati Uniti hanno un valore complessivo di 55 miliardi di dollari .

Le grandi banche come JPMorgan, Goldman Sachs, BNY Mellon stanno portando avanti una politica di apertura nei confronti delle criptovalute, riconoscendole come asset finanziari da tenere nei propri portafogli.

Permettere ai clienti di contrarre prestiti tramite ETF è una scelta che va sempre in una direzione di riconoscimento, dopo anni in cui le criptovalute sono state viste in senso negativo. Ricordiamo le affermazioni di Warren Buffet: “Bitcoin è veleno per topi”. L’intento di questo progetto è quello offrire alle banche e non solo un sistema controllato e regolamentato per accedere a prestiti, mantenendo per proprie posizioni sugli asset digitali.

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La posizione di Jamie Dimon 

Il CEO di JPMorgan, Jamie Dimon, continua a criticare pubblicamente Bitcoin. Tuttavia, è impossibile anche per lui non prendere atto dell’impatto che sta avendo al livello finanziario, per questo ritiene che JPMorgan, per il prestigio che ricopre, non possa non offrire servizi legati in un certo grado agli asset digitali. Di fatto si propone di andare oltre  le sue opinioni personali in nome di una visione strategica più ampia.

Va precisato che non è un totale cambio di rotta quello di JPMorgan. Significa semplicemente che i rappresentanti delle Big Bank stanno facendo riferimento alla vecchia legge della domanda e dell’offerta, tanto cara agli economisti, ovvero un numero sempre maggiore di clienti ha investimenti crypto o li richiede e questo sta spingendo gli istituti finanziari ad offrire servizi in merito. Insomma gli ETF rappresentano un compromesso strategico e prudente, danno un nuovo metodo ai clienti di accedere al prestito senza esporsi alla volatilità del mercato crypto.

Cosa significa per il settore crypto

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una istituzionalizzazione del settore, con fronti di apertura da parte della Casa Bianca guidata da Trump. Questa vicenda si aggiunge quindi ad un più ampio quadro favorevole nei confronti di Bitcoin e non solo.

Il fatto che gli ETF su Bitcoin siano visti come un collaterale affidabile da una banca come JPMorgan non è una cosa da poco. Si tratta di una vera e propria apertura che potrebbe dare il via ad un effetto domino, ovvero sempre più istituti potrebbero seguire questo processo con risolti ancora più sorprendenti, magari un’apertura nei confronti di Ethereum e Solana, per citare due delle blockchain più promettenti.

Insomma da grande nemico della decentralizzazione Wall Street si rende conto che ormai è inevitabile guardare alla finanza decentralizzata.

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Gianluca Sisti

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