Il prossimo summit del G7, previsto per il 15-17 giugno 2025 a Kananaskis, nello stato dell’Alberta (Canada), potrebbe porre la sicurezza del settore crypto al centro dell’agenda. In particolare l’attenzione sarà rivolta agli hacker nordcoreani, attivi da oltre un decennio, che rappresentano una minaccia crescente per il mercato delle criptovalute, con furti miliardari che finanziano programmi di armamenti e aggirano sanzioni internazionali.

Di fronte a questa sfida, il Gruppo dei Sette (Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Francia, Germania, Italia e Giappone) potrebbe discutere strategie coordinate per rafforzare la cybersecurity e contrastare le operazioni illecite di Pyongyang.

Gli hacker nordcoreani rappresentano una minaccia persistente

Secondo Bloomberg, il G7 potrebbe affrontare il problema degli hacker nordcoreani, responsabili di alcuni dei più grandi furti crypto della storia. Nel 2024, gruppi legati alla Corea del Nord, come il famigerato Lazarus Group, hanno sottratto 1,34 miliardi di dollari in 47 attacchi, rispetto ai 661 milioni del 2023 (secondo Chainalysis).

Un caso eclatante è stato il furto di 1,5 miliardi di dollari dall’exchange Bybit nel febbraio 2025, attribuito a un attacco malware mirato. Questi fondi, spesso riciclati tramite mixer e wallet multipli, finanziano programmi di armi di distruzione di massa, come confermato dalla Casa Bianca, sollevando allarme a livello globale.

Un decennio di cyberattacchi sempre più sofisticati

Dal 2014, anno in cui il Lazarus Group attaccò Sony Pictures, la Corea del Nord ha costruito un’armata di hacker altamente specializzati. Questi operano sotto identità false, spesso da territori come la Cina e la Russia, infiltrandosi in aziende tecnologiche e nel settore delle criptovalute. Un caso recente riguarda Kraken, dove un hacker nordcoreano ha tentato di ottenere un ruolo come ingegnere del software utilizzando identità fittizie.

Le tecniche dei cyber-criminali comprendono l’uso di malware sofisticati, il social engineering e campagne di phishing, come quelle che hanno colpito Ronin Bridge (per un valore di 600 milioni di dollari) e DMM Bitcoin (305 milioni di dollari). La capacità di eludere le sanzioni attraverso il riciclaggio di criptovalute rende queste attività una priorità geopolitica.

Gli attacchi provenienti dalla Corea del Nord sfruttano le vulnerabilità strutturali del settore delle criptovalute, come la scarsa regolamentazione degli exchange e l’anonimato delle transazioni. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, Pyongyang ha accumulato oltre 3 miliardi di dollari dal 2017, destinandoli al finanziamento del programma nucleare. Gli hacker nordcoreani utilizzano tecniche come il “pig butchering” e il furto di chiavi private, prendendo di mira sia piattaforme centralizzate sia protocolli DeFi.

Per contrastare questa minaccia, il G7 potrebbe spingere per standard globali, come l’adozione del Travel Rule del FATF, che richiede agli exchange di condividere dati sulle transazioni. Questo potrebbe stabilizzare il mercato ma rischia di scoraggiare l’innovazione DeFi. Certo, Bitcoin – con una dominance del 56% – potrebbe beneficiare di una maggiore fiducia istituzionale, mentre altcoin più piccole potrebbero affrontare pressioni normative eccessive.

Il summit, ospitato dal Primo Ministro canadese Mark Carney, potrebbe spingere per una cooperazione internazionale su cybersecurity e sanzioni più severe contro i crimini crypto. Tuttavia, l’agenda non è ancora definitiva, con temi come i conflitti in Ucraina e Medio Oriente e le tensioni commerciali USA-G7 che potrebbero dominare le discussioni.

In ogni caso, per i trader, l’attenzione del G7 agli hacker nordcoreani segnala un possibile aumento della regolamentazione crypto, con impatti su Bitcoin (attualmente scambiato a 98.834 dollari, +2,63% in 24 ore) e altcoin. Gli investitori dovrebbero monitorare le decisioni del summit, che potrebbero introdurre standard di sicurezza più rigorosi, riducendo i rischi ma aumentando i costi di conformità per gli exchange.

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Mentre durante il G7 potrebbero venir discusse misure per contrastare gli hacker nordcoreani e rafforzare la sicurezza crypto, soluzioni come Best Wallet offrono agli utenti un ambiente non-custodial e multi-chain per gestire in modo sicuro le criptovalute. Best Wallet, che si configura come un’applicazione pensata per garantire un’esperienza sicura, fluida e user-friendly, supporta oltre 60 blockchain, permettendo agli investitori di acquistare, scambiare e custodire asset digitali direttamente dall’app, con pieno controllo delle private key.

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Lucio Prosperi

Giornalista iscritto all'albo dal 2001, con una vasta esperienza nei settori delle criptovalute, dei videogiochi, dell'hi-tech e dei viaggi. Da anni mi occupo di raccontare l'evoluzione tecnologica e le tendenze emergenti, con uno sguardo sempre attento alle novità del mondo... Leggi di più

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