Le autorità greche hanno congelato un wallet crypto collegato all’hack da 1,5$ miliardi dell’exchange Bybit, segnando la prima operazione importante del Paese contro asset digitali rubati.

Secondo i media locali Proto Thema e Kathimerini, la Hellenic Anti-Money Laundering Authority (HAMLA) è intervenuta a seguito di un’informazione ricevuta a maggio, che segnalava un’ingente quantità di Ethereum (ETH) in entrata su un account presso una piattaforma di trading greca. Il wallet sospetto ha ricevuto più di 3.700 ETH, una parte significativa dei fondi sottratti da Bybit, in una serie di transazioni che tentavano di offuscare la provenienza originaria.

Utilizzando strumenti di analisi forense on-chain, HAMLA ha confermato che i fondi provenivano dal mega hack ai danni di Bybit avvenuto nel febbraio 2025. Il furto, che aveva inizialmente colpito gli utenti tramite smart contract compromessi e bridge cross-chain manipolati, aveva portato all’immediata sospensione dei prelievi da parte dell’exchange. L’attacco ha suscitato un’ondata di preoccupazione nella comunità, soprattutto per la velocità e la coordinazione con cui gli hacker hanno disperso i fondi.

Network di Riciclaggio Legato all’Hack di Bybit

L’investigatore crypto ZachXBT ha evidenziato come gruppi come Lazarus Group della Corea del Nord gestiscano enormi network di riciclaggio tramite OTC, privacy wallet ed exchange in giurisdizioni a bassa regolamentazione. Queste reti si estendono attraverso decine di paesi, sfruttando vulnerabilità normative e piattaforme DeFi scarsamente monitorate. Secondo lui, solo il mercato “Black U” su Tron potrebbe valere tra 5$ e 10$ miliardi, molti dei quali senza chiara provenienza o identificazione dei partecipanti.

Nel caso dell’attacco a Bybit, il Lazarus Group ha spostato rapidamente 160$ milioni in soli due giorni. Questi fondi sono stati convertiti in stablecoin, reinstradati su bridge decentralizzati come THORChain e Synapse, e in parte liquidati su exchange asiatici con controlli Know Your Customer (KYC) minimi. Gli analisti parlano di un’espansione preoccupante della capacità di riciclaggio, che ha superato gli strumenti di monitoraggio di molti governi e agenzie.

Nonostante le crescenti preoccupazioni, molti exchange continuano a trarre profitto da transazioni illecite senza intervenire. Il Dipartimento di Giustizia USA riporta anche che la Corea del Nord impiega lavoratori IT all’estero sotto false identità per rimpatriare fondi, spesso in USDT o USDC. Questi sviluppatori operano come freelance su piattaforme globali, accumulando crypto “pulita” che poi viene integrata nei flussi criminali. Il sequestro di Atene rappresenta un raro successo nel bloccare questa rete globale di riciclaggio, che finora aveva agito con relativa impunità in Europa.

Wallet Greco Collegato all’Hack Congelato: Sequestro Storico

Gli attaccanti avrebbero usato tecniche sofisticate di riciclaggio, spezzando l’ETH rubati in più wallet per offuscarne l’origine. Tattiche come il “peel chain” e l’uso di mixer decentralizzati sono state impiegate per rendere quasi impossibile il tracciamento diretto. Il wallet congelato in Grecia è la prima prova di tracciamento e blocco di asset digitali legati a un furto di questa portata da parte delle autorità locali. Il congelamento è avvenuto tramite un ordine giudiziario urgente, ottenuto dopo il tracciamento da parte di analisti blockchain del governo.

È stato emesso anche un ordine formale di sequestro e il caso è ora nelle mani dei procuratori greci. Si tratta della prima volta che la giurisdizione greca agisce in sinergia con database forensi blockchain internazionali per validare le prove. Il presidente di HAMLA, Charalambos Vourliotis, ha informato il Ministro delle Finanze Kyriakos Pierrakakis sui risultati dell’indagine, sottolineandone l’importanza. Anche se il destinatario degli ETH illeciti non è stato ancora nominato ufficialmente, sono in corso ulteriori azioni legali. Fonti interne parlano di un cittadino straniero residente in Grecia con collegamenti a entità offshore non regolamentate, già attenzionato in passato per transazioni sospette.

L’operazione mostra una crescente capacità dei regolatori europei di tracciare in tempo reale i crimini crypto, con Atene che si unisce a una rete globale sempre più attiva, inclusa l’FBI, che ha già segnalato pubblicamente il caso Bybit. La collaborazione internazionale è stata cruciale: secondo fonti diplomatiche, anche Europol e la Financial Action Task Force (FATF) sono state coinvolte per coordinare le fasi successive dell’indagine.

Le analisi forensi hanno rivelato che il wallet greco non era parte di una transazione commerciale ordinaria. Gli ETH seguivano infatti uno schema già segnalato dagli investigatori statunitensi, confermando il legame con l’hack. Gli analisti sospettano che l’account greco fosse parte di una catena più ampia di riciclaggio, anche se non è chiaro se il proprietario fosse consapevole dell’origine illecita dei fondi. Il wallet fungeva probabilmente da nodo di transito, utile a “ripulire” piccole porzioni di fondi in vista del loro reinvestimento o cashout.

Con il crimine crypto sempre più senza confini, l’intervento della Grecia stabilisce un nuovo precedente nell’enforcement del settore. Per molti, è un segnale che anche paesi considerati finora ai margini del mondo crypto possono giocare un ruolo chiave nella lotta globale alla finanza illecita on-chain.

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Clara Rosati

Ha conseguito una laurea magistrale con una tesi sull’evoluzione della tecnologia blockchain, approfondendo in particolare le sue applicazioni nei sistemi economici digitali. Ha collaborato con diverse testate scrivendo articoli su criptovalute, finanza decentralizzata e innovazione tecnologica, e ha partecipato a... Leggi di più

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