Bitcoin è balzato oltre gli 87.500 dollari, raggiungendo il livello più alto dalla fine di marzo e registrando un aumento superiore al 3%, che gli ha permesso di recuperare la maggior parte delle perdite subite all’inizio del mese, in seguito all’introduzione dei dazi sulle importazioni che aveva scosso i mercati globali.
Il recente rally di Bitcoin si è verificato in parallelo con un marcato indebolimento del dollaro e un calo dei futures azionari statunitensi, a seguito delle dichiarazioni rilasciate venerdì da Kevin Hassett, direttore del Consiglio Economico Nazionale. Le sue parole hanno alimentato una crescente inquietudine tra gli investitori, preoccupati per la volontà del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, di destituire Jerome Powell dalla guida della Federal Reserve.
Hassett ha infatti confermato che Trump starebbe esplorando le possibilità legali per procedere con la rimozione di Powell, una mossa che ha immediatamente sollevato forti dubbi sull’indipendenza politica della banca centrale statunitense. La sola ipotesi di un’ingerenza diretta da parte dell’esecutivo in un’istituzione considerata tradizionalmente autonoma ha contribuito a destabilizzare il sentiment dei mercati.
White House economic adviser Kevin Hassett on Friday said President Donald Trump and his team were continuing to study if they could fire Federal Reserve Chair Jerome Powell, a sign that such a move, a matter of great consequence for the central bank's… https://t.co/JN9lImo3Xl pic.twitter.com/uXCcjGRhu5
— Reuters (@Reuters) April 19, 2025
La reazione non si è fatta attendere: un indicatore chiave che misura la forza del dollaro è sceso ai livelli più bassi registrati da gennaio 2024, segnalando un evidente stato di tensione tra gli operatori finanziari. Questo contesto di incertezza istituzionale ha rafforzato l’attrattiva di asset considerati rifugio, come l’oro e, in misura crescente, Bitcoin, che ha beneficiato di un’accelerazione degli acquisti da parte di chi cerca protezione dal rischio sistemico.
Bitcoin e oro, le soluzioni per chi cerca protezione
Donald Trump ha avuto una relazione a dir poco conflittuale con Jerome Powell fin dai primi anni della sua presidenza. Al centro del dissenso vi è stata soprattutto la gestione dei tassi d’interesse e l’approccio generale alla politica monetaria adottato dalla Federal Reserve. Trump ha ripetutamente criticato Powell per non aver tagliato i tassi in modo più aggressivo, specialmente nei periodi in cui la Casa Bianca puntava a stimolare l’economia e sostenere i mercati finanziari. Il suo attacco più diretto fu quando definì Powell “un nemico peggiore della Cina”, sottolineando quanto ritenesse deleterie alcune scelte della Fed.
🚨JUST IN🚨
President Donald Trump says Jerome Powell's "termination can't come fast enough.” pic.twitter.com/k39SnjauwC
— Breanna Morello (@BreannaMorello) April 17, 2025
Secondo l’attuale quadro normativo, il presidente degli Stati Uniti non può rimuovere arbitrariamente il presidente della Federal Reserve, se non per “giusta causa”, un concetto che implica comportamenti gravi o inadeguati, non semplici divergenze politiche o strategiche. Tuttavia, questa tutela dell’indipendenza istituzionale è stata recentemente messa in discussione da un caso pendente davanti alla Corte Suprema, che riguarda più in generale l’autorità presidenziale sulle agenzie federali indipendenti.
Il cuore del dibattito giuridico è se un presidente possa avere il potere di sostituire i vertici di agenzie teoricamente autonome, come la Fed, senza dover dimostrare motivazioni sostanziali. Una sentenza in favore dell’espansione del potere esecutivo, come quella auspicata da Trump, non solo metterebbe a rischio la posizione di Powell, ma rischierebbe di minare le fondamenta stesse della fiducia nei mercati, che si basano anche sull’assunto che la politica monetaria venga formulata al riparo da pressioni politiche contingenti.
Una simile evoluzione giuridica avrebbe implicazioni molto più ampie: l’indipendenza della banca centrale verrebbe percepita come vulnerabile, il che potrebbe aumentare la volatilità sui mercati, indebolire il dollaro e rafforzare l’appeal di asset alternativi come oro e criptovalute, in particolare Bitcoin. Questo scenario, dunque, rafforza la narrativa che vede BTC come una riserva di valore in contesti di instabilità istituzionale e sfiducia nelle autorità monetarie tradizionali.
Il rimbalzo di Bitcoin è stato accompagnato da un movimento simile dell’oro, salito a un nuovo massimo storico. Entrambi gli asset sono considerati strumenti di copertura contro l’inflazione e il rischio sistemico, e i loro guadagni indicano che gli investitori stanno sempre più posizionandosi in previsione di una possibile instabilità nei mercati tradizionali.

La senatrice Elizabeth Warren, intervistata da CNBC, ha recentemente lanciato un avvertimento sui potenziali effetti di una rimozione di Powell:
“Se il Presidente degli Stati Uniti avesse davvero il potere di licenziare il Presidente della Federal Reserve, le conseguenze sarebbero devastanti: i mercati americani crollerebbero” – ha affermato.
Pur essendo da tempo critica nei confronti di Powell, Warren ha affermato di sostenere comunque il suo mandato, proprio per proteggere l’indipendenza istituzionale della banca centrale.
Bitcoin rompe al rialzo con un forte rimbalzo dai minimi di aprile
La spinta rialzista di Bitcoin continua a rafforzarsi mentre la criptovaluta riconquista livelli tecnici chiave. Secondo Himanshu Maradiya, fondatore del gruppo CIFDAQ, l’asset ha registrato un solido rimbalzo rispetto al minimo del 20 aprile, guadagnando oltre 3.000 dollari in un solo giorno. Questo movimento rappresenta un recupero del 16% rispetto al minimo del 2025, sceso sotto i 75.000 dollari.
“Bitcoin sta rompendo al rialzo, riconquistando la soglia degli 87.000 dollari dopo il calo di inizio aprile”, ha spiegato Maradiya, segnalando un rinnovato slancio rialzista e la possibilità di una corsa verso l’area compresa tra 90.000 e 94.000 dollari. Ha aggiunto che l’attuale rally ha smentito le aspettative di un ritracciamento pasquale, suggerendo una forza più ampia all’interno del mercato crypto.
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