Dopo la fiammata di ieri, che aveva portato Bitcoin a superare i 94.000 dollari, oggi il mercato tira il fiato. BTC viene scambiato intorno ai 92.000 dollari, in leggero ritracciamento, con una perdita vicina al 2% nelle ultime 24 ore. Niente di allarmante a prima vista, ma ci sono segnali che meritano attenzione.
Il punto più interessante – e forse anche il più delicato – riguarda il superamento del prezzo realizzato dai detentori a breve termine, ovvero quegli investitori che hanno acquistato Bitcoin negli ultimi tre mesi. Storicamente, questo livello ha spesso rappresentato un momento chiave nel ciclo di mercato, perché è proprio qui che molti tendono a vendere o a rimanere bloccati in caso di inversione.
Cosa ci dicono i grafici sugli holder a breve termine?
Nel suo ultimo Quicktake su CryptoQuant, l’analista crypto Avocado_onchain ha evidenziato una dinamica spesso trascurata ma fondamentale per capire il mercato: il comportamento dei detentori a breve termine, in particolare quelli che hanno acquistato Bitcoin negli ultimi 1–3 mesi.
Il grafico in alto mostra la dinamica tra prezzo di mercato (linea bianca) e prezzo realizzato per la fascia 3–6 mesi (linea blu). Si noti come nei cicli precedenti – in particolare nel 2021 – il prezzo di Bitcoin abbia raggiunto un picco (evidenziato con cerchi viola), poi sia sceso sotto il prezzo realizzato, formando una figura classica da doppio massimo. Le frecce gialle segnalano questo tipo di drawdown dopo il primo top.
Oggi siamo in una situazione molto simile: il picco toccato a gennaio 2025 (oltre 109.000 dollari) potrebbe rappresentare il primo massimo, mentre il secondo movimento rialzista (che ci ha portato di nuovo sopra i 91.000 dollari) potrebbe non reggere se il momentum si esaurisce.
Il secondo grafico (in basso) aggiunge un tassello importante. Mostra l’andamento della capitalizzazione realizzata (in blu) della fascia 3–6 mesi rispetto al prezzo di Bitcoin. Quello che si osserva è che nei rally più aggressivi (frecce verdi), la percentuale di coin detenuti da chi ha comprato negli ultimi 3–6 mesi aumenta bruscamente.
Questo accade perché molti nuovi entranti comprano in piena FOMO, mentre gli holder di 1–3 mesi vendono per prendere profitto. Quando il rally si sgonfia (cerchio rosso), questi BTC tornano rapidamente in circolazione o diventano supply inattiva – segnalata dal calo della curva blu (frecce gialle).
In parole semplici: quando il mercato prende slancio e i prezzi salgono in fretta, molti dei detentori che hanno comprato BTC da poco — diciamo negli ultimi 1–3 mesi — iniziano a vendere per incassare. È qui che i BTC “migrano” nella fascia dei 3–6 mesi: quella che, non a caso, tende a crescere nei momenti di euforia.
Il problema arriva quando il rally finisce. Se il mercato inizia una fase di correzione, proprio quella stessa fascia dei 3–6 mesi comincia a svuotarsi. È il segnale che quegli holder, ormai poco convinti, stanno vendendo – spesso al prezzo di acquisto o addirittura in perdita – pur di uscire prima che sia troppo tardi.
Questo meccanismo si ripete a ogni ciclo, quasi fosse una legge non scritta del mercato crypto. E proprio come accadde nel 2021, anche oggi stiamo vedendo una crescita anomala di quella banda temporale. Un segnale da non sottovalutare perché potrebbe indicare che il rally è vicino al capolinea.
Contesto macro: tra tensioni e liquidità
A rafforzare l’ipotesi che l’attuale movimento di Bitcoin possa essere una bull trap, pesa anche l’analisi di Xanrox, che evidenzia una dinamica classica nei mercati crypto: la rottura rialzista di un pattern tecnico – in questo caso un cuneo discendente – che potrebbe non essere del tutto spontanea.
Nel grafico daily di BTC/USDT (Binance), si può vedere come Bitcoin sia esploso verso l’alto negli ultimi giorni, superando i $93.000 con una candela verde, solida e con volumi in aumento. Il prezzo ha rotto una fase di compressione durata settimane, facendo segnare un +5,6% giornaliero fino a quota $93.754.
Fin qui, sembrerebbe tutto perfetto. Ma è proprio questo il punto: i cunei discendenti, quando si rompono al rialzo in un contesto di mercato già tirato, spesso attirano FOMO da parte del retail. E secondo Xanrox, questa dinamica potrebbe essere stata “pilotata” dalle whale, ovvero i grandi player di mercato, con l’obiettivo di vendere liquidità in alto mentre il retail compra in ritardo.
In pratica: le whale creano una spinta apparentemente tecnica, il prezzo rompe con forza, i piccoli investitori inseguono il breakout e le whale scaricano parte delle loro posizioni al picco dell’euforia.
E il grafico lo confermerebbe: il movimento è potente ma arriva dopo una lunga fase laterale e senza aver ancora riconquistato i massimi precedenti di marzo. Il rischio? Che questo slancio venga riassorbito e si trasformi in una rapida inversione.
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